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Berliner Mauerweg

160 km fuori e dentro i confini cittadini. Storia? Tanta, a palate. Paesaggi? Idem, quanti ne volete, tra terra e acqua, foreste e viali di ciliegi, su strada e fuori strada. Un quadro astratto, un itinerario parlante, un’avventura per capire la Berlino di ieri, oggi e domani, tra conversioni, speculazioni e una gentrificazione dalla memoria corta.

Guardi Bernauer strasse, completa di totem (anche parlanti), memoriale, museo, il muro ricostruito con alti cilindri in corten e pensi quanto Berlino tenga al suo Mauer e quanto rappresenti in termini turistici. In realtà, esclusi i tratti famosi – Bernauer, East Side Gallery, il Check Point Charlie – il suo perimetro è interessato da una gentrificazione velocissima e irreversibile che ne sta cancellando la memoria. I motivi sono certamente speculativi ma anche abitativi: Berlino sta vivendo sulla sua pelle un’immigrazione costante e massiccia da almeno 10 anni. Non ci sono abbastanza alloggi né sufficienti servizi per far fronte alle richieste e la logica conseguenza è la costruzione, talvolta selvaggia, in ogni spazio libero disponibile. Immaginate gli interessi dietro alla conversione degli scali ferroviari milanesi: metri quadrati che diverranno cubi in zone semi centrali, con tanto verde e servizi già presenti. Ecco, a Berlino, con la caduta del muro, si è liberata un’intera striscia di terra che taglia la città a metà, passando per quartieri ormai chic come Prenzlauerberg, la stazione centrale (Hauptbahnhof), la Porta di Brandeburgo, Potsdamer Platz, Mitte, fino a toccare la sempre in auge Kreuzberg e il quartiere di Friedrichshain, tra i più richiesti negli ultimi anni. Il Nirvana dell’edilizia.

La striscia della morte
Tirato su in fretta e furia a partire dall’agosto 1961, il muro nel settore occidentale ha solo limitato lo sviluppo urbanistico, senza condizionarlo granché. A est, invece, le misure precauzionali per evitare le fughe hanno previsto la realizzazione di una striscia di terra di nessuno – spesso chiamata “della morte” – in cui sono state edificate torrette di avvistamento, barriere di filo spinato e lingue di sabbia che hanno preso il posto di palazzi, chiese e giardini, abbattuti nel corso del tempo. Una volta caduto il muro Berlino si è ritrovata con 20 o 30 o addirittura 40 metri di vuoto tra il settore occidentale e orientale che, nel tempo, sono stati utilizzati per creare nuovi parchi, centri commerciali e, ovviamente, complessi abitativi di nuova concezione, spesso di lusso. E così, seguendo il muro, si può intuire lo sviluppo urbanistico della città.

Una ciclabile astratta
Di solito i percorsi protetti dedicati alle due ruote consentono di muoversi da un punto a un altro, o seguire storiche tratte commerciali, di pellegrinaggio, di scoperta di un parco o una riserva naturale. La Berliner Mauerweg è una straordinaria eccezione perché il suo percorso è pressoché astratto: non sempre la ciclabile è ben definita, alcuni passaggi sono dettati da un’entità – il muro – che non esiste e non si vede più. Si gira a destra e a sinistra, almeno in città, senza alcuna coerenza, se non quella di un cartello che ci ricorda un certo passato cittadino. Ci si sforza di immaginarlo, il muro, ma è oggettivamente difficile. È un’esperienza, per coloro cui amano riflettere su dove si sta pedalando, decisamente straniante. E se in città i riferimenti monumentali confortano e i totem e le gigantografie consentono delle pause, il tempo di una foto, e di pensare per davvero al Novecento e a una Berlino che abbiamo sentito raccontare in maniera univoca dai media e dagli storici, non appena ci si avvicina ai confini cittadini si inizia una ciclovia estremamente diversa, molto verde, senza traffico e semafori, senza turisti. Ma qualcosa rimane ad attirare la nostra attenzione: i check point meno famosi – e le storie che gravitano intorno ad essi – e i totem (questi silenziosi) che raccontano, loro malgrado, la storia bassa che accompagna i ventotto anni di vita del Muro: i dispersi, i suicidi, i morti ammazzati dalla guardie di frontiera. In tedesco e in inglese. Con foto.

Per chi vuole ricordare
La Mauerweg è meravigliosa forse proprio per questa sua duplice lettura: da storiografi, o sedicenti tali, si è portati a profonde riflessioni; da semplici turisti a due ruote ci si immerge nella Storia della capitale noncuranti di Novecento, Est e Ovest e tutto il resto: si gode di un percorso ben fatto, ben curato che permette di scoprire quartieri periferici di grande bellezza (a sud di Berlino), tutto il complesso Patrimonio Unesco di Potsdam (sud-ovest), le grandi vie d’acqua e i laghi che contraddistinguono l’ovest lungo l’Havel (esteticamente la parte migliore della ciclovia) per poi immergersi nella campagna targata DDR (a nord), brulla, essenziale ma anche autentica che finisce per riportarci di nuovo in città, dove eravamo partiti, a Bernauer Strasse. La Berliner Mauerweg è ciclica, come la storia.