Storie
Con tutto il cuore

La chioma di capelli scuri. Il fisico asciutto. Lo sguardo affilato. Il sorriso triste. Franco Bitossi è un ciclista silenzioso, defilato. Eppure vincente. 171 vittorie, tra cui ventuno tappe al Giro, quattro al Tour, due Lombardia. E quel secondo posto al mondiale di Gap, anno 1972, superato a dieci metri dal traguardo da Marino Basso che ancora brucia.

Tradito da un fratello, proprio sul più bello. Le immagini, a rivederle, sono strazianti. Lui che ciondola sul lato della strada transennata, con la testa bassa, senza più un briciolo d’energia, avvilito e consapevole, come se sapesse che Caino è lì a pochi metri, con la sua stessa maglia azzurra, pronto a finirlo con l’ultima pedalata invece di ostacolare la rimonta dei rivali. Primo Basso, secondo Bitossi, terze le lacrime.

Lunga carriera, nonostante il cuore singhiozzante. Soffre di tachicardia, ogni tanto è costretto a fermarsi. Lo chiamano cuore matto, come la canzone di Little Tony. Matto da legare. Oggi non potrebbe correre: nessuno gli darebbe l’idoneità con quel cuore lì. Franco Bitossi, di Carmignano, provincia di Firenze, non è un personaggio picaresco: è l’interprete perfetto e meraviglioso della forza dell’umiltà.

Se c’è una maglia nei suoi quasi vent’anni di pedalate, quella è la Filotex. Inizia nel 1961 e smette nel 1978. Ogni tanto scende, perché il cuore rimbomba nel petto e sembra esplodere. Si ferma a bordo strada, si appoggia al guard-rail, magari è in fuga solitaria ed ecco gli inseguitori che lo raggiungono e lo sorpassano come se manco esistesse. E lui ad aspettare che il cuore riprenda un ritmo accettabile. Per poi risalire in sella, nonostante tutto. Forza d’animo. Tempra. Ostinazione. Tenacia. Non è da tutti rovesciare un destino avverso.
Ci vuole un cuore grande così.