Storie
Dino e Wiggo, pop e mod

Dino Zandegù e Claudio Villa. Bradley Wiggins e Paul Weller. L’Italia in bianco e nero e l’Inghilterra basettona. Dino stravede per il ‘Reuccio’, Wiggo per ‘The Modfather’. Dino corre il Fiandre del 1967 sotto neve e pioggia e vince in un freddo polare staccando addirittura il giovane, terribile Merckx. Wiggo diventa campione olimpico e vince un Tour, primo britannico a farlo. Dino sale sul palco della premiazione e si ritrova davanti a una folla d’immigrati festanti nonostante il gelo. Wiggo sogna di salire sul palco con il suo mito per schitarrare insieme. Dino è commosso vedendo i minatori che sono lì dal mattino ad aspettare che un italiano regali il sogno della vittoria. De Zan gli chiede di fare qualcosa per loro. E Dino intona ‘O sole mio’. Apriti cielo. Wiggo insiste a tal punto che Paul cede e lo invita finalmente a suonare dal vivo. Per l’occasione chiama anche l’ex amico Bruce Foxton, compare nei Jam: non si parlano da non si sa quanto tempo. Una bella rimpatriata. Sia per Dino, che se la canta a squarciagola mentre i minatori piangono, si abbracciano e fanno festa, sia per Wiggo, che se la suona in compagnia di due terzi dei Jam. Canzonissima e northern soul, potenza della ciclo.

Articolo tratto da Biciclette Cosmiche.