Storie
Fratellanza, Pou Pou e Jacques

La rivalità è un dato di fatto. Da Omero a Stevenson, il conflitto fra gli esseri umani è il sale di ogni storia: il sale della rovina, della tragedia, nell’estenuante ricerca di una motivazione del vivere e del morire. Nel ciclismo la rivalità ha generato duelli entrati nella storia di questo sport.

Tanto per dire, Luis Ocaña chiama il suo cane Eddy. Una delle più celebri, si sa, è quella fra Raymond Poulidor e Jacques Anquetil. Anche in virtù di ragioni sociologiche. Il proletario e il borghese. Il brutto e il bello. Il perdente e il vincente. Un paese diviso. Nonostante tutto, i due diventano fratelli. Complementari. Come se l’uno non potesse esistere senza l’altro. La scalata al Puy de Dome, avvenuta nel Tour de France del 1964, è uno degli episodi più esaltanti e incredibili di rivalità concreta. I due non corrono a fianco, pedalano attaccati, appiccicati, in simbiosi, come se il sudore dell’uno dovesse confluire in quello dell’altro. Non si curano di chi è davanti, in questo caso Jimenez e Bahamontes.
“Anche questa volta sono arrivato prima io.”
Non importa l’urlo dei tifosi, il rombare delle motociclette, la strada impervia e dura come un macigno. Non importa la fatica. Importa la lotta. Il contatto. La supremazia. Anquetil, sul punto di morte, dice all’eterno rivale e sempre sconfitto che lo va a trovare in ospedale: “Anche questa volta sono arrivato prima io”.

Quando la rivalità segue il suo corso fino in fondo, la fratellanza inizia ad accendersi. E spesso è troppo tardi. Come se la consapevolezza della fratellanza possa essere raggiunta solo al fine del nostro cammino. All’inizio la fratellanza è una luce fioca, intermittente, come quella delle lucciole. Poco dopo emerge dal silenzio, dalle ceneri della guerra, dalla polvere della tempesta, dalle lacrime dei feriti, dal buio degli sconfitti. E inizia a sorridere. Timidamente, inibita dal pudore. Poi sempre più sguaiata e senza freni. In una foto vedo Raymond e Jacques giocare a dama vestiti con le armature di guerra, vale a dire in pantaloncini e maglia. Surreale. Il sorriso di Raymond è schietto, virile, bello. Quello di Jacques è sottile, intelligente, velato di sarcasmo. Nel primo c’è lo slancio dell’eroe puro e ingenuo. Che tutto offre, così, spontaneamente. Nel secondo c’è l’inibizione derivata dalle pastoie borghesi. Non è falso il sorriso di Jacques, come spesso è falso il sorriso dei borghesi. E’ sulla difensiva. Come se avesse paura che per una volta, seppure a dama, Raymond potesse batterlo.
E forse in quel momento inizia a volergli bene sul serio.

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01. Poulidor vs Anquetil al Puy de Dôme, 1964
02. Jacques Anquetil, 1966
03. Raymond Poulidor, 1966
04. Jacques Anquetil
05. Raymond Poulidor,TdF 1966
06. Poulidor, Anquetil e Bahamontes, 1964
07. Reunion a la Cipale, 1967

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