
Il futuro della ciclo è neroby Francesco Ricci · June 22, 2017
Che bello il Giro d’Italia under 23 voluto fortemente dal ct Davide Cassani, corsa che riprende a correre dopo quattro anni d’interruzione (2012) e che può annoverare nel palmares atleti del calibro di Moser, Battaglin, Casagrande, Pantani, Simoni e Aru. Che bello vedere il giovane Areruya vincere una tappa. Alleluja. Che è anche il suo soprannome.
Areruya è ruandese. Ha ventuno anni. Va forte allo sprint. Si sta lasciando alle spalle un tragico recente passato: Hutu e Tutsi che si massacrano a vicenda. Storie di un mondo pieno di terribili storie. Per chi non lo sapesse, Il Ruanda è uno stato dell’Africa orientale. Confina a ovest con la Repubblica Democratica del Congo, a nord con l’Uganda, a est con la Tanzania e a sud con il Burundi. Il Ruanda non ha sbocchi sul mare. Ma va forte in bici. Areruya corre per la Dimension Data Continental, sorta di primavera della squadra World Tour.
Vive a Lucca in un appartamento che condivide con il compagno di squadra Samuel Mugisha, anche lui al Giro U23. Il bello dell’ospitalità, altro che dalli allo sporco negro. Grazie alla diffusione capillare della bicicletta voluta dal presidente della Repubblica Paul Kagame, il Ruanda sta sanando le ferite della guerra civile tra Hutu e Tutsi al punto che Areruya, detto Jo, dice che si sente ruandese, né Hutu né Tutsi, e questo è molto bello. Ricorda un giovane Eddy che non si sente né fiammingo né vallone, ma solo belga. Come molto bella è l’azione di Jo sullo strappo di Osimo, che lo porta a vincere la prima semitappa della quinta frazione del Giro d’Italia U23 e ad entrare di diritto nella storia dello sport del suo paese: perché Joseph Areruya è il primo corridore del Ruanda in grado di primeggiare in una corsa del circuito Uci in Europa.
Ma Jo non è solo, al punto che la ciclo può sognare di avere un futuro bello nero. Nero è ad esempio il compagno di squadra di Jo Nicholas Dlamini, nato in Sud Africa e che si aggiudica la maglia verde del Giro U23. Come nero è Daniel Teklehaimanot Girmazion, ciclista eritreo che riesce a indossare la maglia a pois del Tour 2015 e come è nero Ghebremedhim Merhavi Kudus, anche lui eritreo, anche lui molto promettente. Ed ora non resta che sognare: se Froome è un africano bianco che vince e stravince, perché non immaginare che nei prossimi anni non sia un ciclista africano nero a fare altrettanto? Allez. Let’s go. Andiamo.