
Il sorriso sotto il vulcanoby Francesco Ricci · May 11, 2018
Per una volta non sono fiotti di lava rovente e polveri nere a detergere questo paesaggio sublime. Per una volta sono i sorrisi, uno dolce come il miele e l’altro irriverente e sornione, a tagliare il traguardo di una strada magnifica che si arrampica a strappi irregolari fin quasi sotto il vulcano.
Eh sì, sotto il vulcano. Come non pensare al capolavoro alcolizzato di Malcolm Lowry, vero e proprio inno all’autodistruzione: il protagonista, circondato da commissari, archeologi e salvatori del mondo, è talmente impegnato a distruggere se stesso che si trasforma egli stesso in una figura aliena. Come sono sembrate figure aliene quei due, certo con tanta birra in corpo da staccare tutti, che attraversano il traguardo con la più beffarda complicità. Quando Simon Yates attacca e stacca tutti e va a riprendere il suo compagno di squadra, tutti gridano al tradimento. Invece no, è un inno alla sfrontatezza, un atto di ribellione al ciclismo intrappolato negli auricolari, nelle strategie prefissate, nei comandi a distanza di chi governa dalle ammiraglie. Che bello quando i corridori si oppongono agli ordini precostituiti, che bello quando la follia irrompe sulla scena.
Già da tempo abbiamo confessato il nostro debole per Esteban Chaves, corridore miracolato e sfigato nello stesso tempo. Ma da oggi, forse anche un po’ prima dai, c’è un altro corridore che ci fa impazzire: Simon Yates, che ha un fratello gemello altrettanto in gamba. Vederli vincere insieme è stata per noi polveriani una grande gioia.
Caro Giro, regalaci ancora delle giornate così!