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Riccardo Pagliani

Linee pulite ed essenziali con una palette di colori tenue ma decisa. Riccardo Pagliani di Formigine, classe 1986, ha deciso di fare l’illustratore da appena un annetto, anche se al vedere i suoi lavori, sembra lo faccia da una vita. Coltiva la sua passione per il disegno da anni ma sempre in maniera marginale senza mai buttarsi sul serio. Poi ad un certo punto la svolta. Capisce qual’è la sua strada, molla tutto e inizia a scalare senza più fermarsi.

Dopo il diploma al Liceo Scientifico, tenta due volte il percorso universitario, nel mentre porta avanti interessi collaterali sempre in forma amatoriale, come il canto e la scrittura. Avendo comunque nel disegno una passione mai sopita, nel 2008 decide di accantonare le velleità giornalistiche per studiare Graphic Design.

Finiti gli studi inizia a collaborare con varie agenzie e tipografie presenti nel comprensorio ceramico sassolese: Omniadvert, Litographic Group, Punto Immagine e soprattutto Ufo.Adv. Dopo un anno di studi presso la Scuola Internazionale Comics di Reggio Emilia inizia a ragionare sul proprio percorso lavorativo, avvicinandosi al campo dell’illustrazione digitale.
Nel settembre 2015 lascia lo studio che lo ha visto crescere, col bisogno di ampliare ulteriormente i propri orizzonti professionali.

Dopo un mese passato sul Cammino di Santiago azzera tutto e riparte come libero professionista iniziando a coltivare in maniera sempre più approfondita, la passione per l’illustrazione digitale, la quale ora è parte fondamentale del suo lavoro quotidiano.

Ciao Riccardo, quando hai iniziato a fare l’illustratore?
Di fatto ho iniziato circa un anno fa. Certo, ho sempre amato disegnare e fare schizzi a mano libera. Ma professionalmente, tutto nasce in tempi molto recenti, a seguito di una mia personale volontà di reinventarmi in ambito lavorativo. La prima grande occasione è nata con Criterium, da lì ho capito che stavo facendo qualcosa che poteva diventare importante, se continuavo ad applicarmi seriamente e con costanza.

Quanto ti appassionano le due ruote?
In realtà molto poco! Quando si tratta di percorsi urbani l’idea di mettermi in sella alla mia bici sgangherata mi riempie di gioia, ma al sol pensiero di andare seriamente in bicicletta provo una certa repulsione. Sono onesto, non ho mai amato pedalare, faticare in salita, distruggermi il sedere sul sellino. Credo che da questa mia “repulsione” nasca in realtà l’ammirazione per tutto il mondo ciclistico. Sembra un controsenso, ma provo una profonda stima verso chiunque riesca nella fatica e nella sofferenza fisica a sfidare i limiti umani. Ed il ciclismo, forse più di ogni altro sport, rappresenta a pieno questo concetto.

Com’è nata la collaborazione con Criterium Italia? Cos’hai fatto per loro? Hai nuovi progetti in cantiere?
La collaborazione con Criterium è nata da un colpo di fulmine con Matteo Zazzera (organizzatore e fondatore della manifestazione) alla vista di un mio lavoro su Romeo “Meo” Venturelli, un ciclista pazzo scatenato della bassa modenese a cui dedicai un’illustrazione corredata dall’articolo scritto da un amico. Era ormai metà Gennaio quando mi chiamò chiedendomi di collaborare insieme per la realizzazione di una decina di poster in vista della manifestazione di quest’anno. La cosa mi ha subito entusiasmato, anche perchè mai nessuno prima aveva proposto di sviluppare un progetto così ampio e articolato; di fatto è stato il mio battesimo del fuoco. A seguito di quell’ingaggio fortunatamente non mi sono più fermato, ho realizzato e sto realizzando molte illustrazioni e sto collaborando con imprenditori locali per provare a proporre le mie creazioni su supporti differenti oltre la carta. Inoltre, dopo la vittoria ad Italianism, ho deciso di puntare su altri concorsi di illustrazione per continuare a mettermi in mostra. L’obbiettivo più prossimo è Tapirulan, il tema di quest’anno è ciao…spero di concepire qualcosa di interessante.

Quali soggetti preferisci illustrare e perchè?
Mi piace mettere al centro della mia composizione un soggetto chiaro. Sino ad ora ho manifestato una certa predilezione per il mondo calcistico, ma non mi pongo limiti. Come sport, il calcio è molto più popolare e facilmente fruibile, antologico nei suoi personaggi più carismatici e caratteristici, nelle sue forme e nei suoi gesti si trova facilmente il modo di dare vita a belle illustrazioni. Ma sono dopotutto un curioso, non riesco a limitare il mio campo d’azione ad un solo settore. Scienza, Libri, Musica, Cinema, Politica…fatico a non prendere ispirazione dalla quotidianità e dalle persone che mi circondano.

Dammi 3 nomi di artisti che influenzano o hanno influenzato il tuo stile
Parto da un presupposto, che è anche un mio cruccio: sono molto ignorante riguardo alla storia dell’arte e dell’illustrazione. Mi son formato nella trincea delle agenzie del comprensorio ceramico sassolese, i miei studi accademici sono veramente inesistenti se paragonati a quelli di un qualsiasi studente fuoriuscito dalle grandi scuole del Design italiano. So di ispirarmi nelle forme a quanto creato durante il periodo artistico del Ventennio e al futurismo, sicuramente Depero è un’ottima chiave di lettura per capire le mie creazioni. Ma senza dover scomodare nomi di un passato artistico glorioso, direi che sicuramente Guasco è un faro che seguo con ammirazione e rispetto: per me è il Messi (o Messia n.d.r.) dell’illustrazione italiana. Adoro Osvaldo Casanova e le sue forme, poi credo meriti una menzione speciale Elia Bonetti, il quale è sicuramente tutt’altro rispetto al mio stile, ma che ha avuto un impatto devastante su di me ai tempi in cui fu mio professore alla Comics. Mi fece comprendere il concetto di scomposizione delle forme complesse in forme semplici, guardarlo disegnare corpi umani era una goduria per la mia mente divisa tra razionalità e irrazionalità. Credo sia stata la scintilla da cui è scaturita la fiamma definitiva verso questo mestiere.

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