Storie
Un Fausto che non è Coppi

Ci sono corridori che nascono come spalla al campione e che svolgono egregiamente il lavoro di gregariato con dedizione e devozione. Penso a Wladimiro Panizza, che corre per ben ventiquattro anni accanto a campioni blasonati come Saronni e Moser senza mai battere ciglio e togliendosi anche qualche bella soddisfazione.

Nel 1980 veste per sei giorni la maglia rosa e finisce il Giro secondo alle spalle di un certo Bernard Hinault. E poi ci sono corridori che nascono gregari, diventano campioni, e poi tornano in buon ordine al loro posto o spariscono del tutto. Questione di psiche, di modestia che non è sottomissione, piuttosto follia pura.
Penso a Fausto Bertoglio, che nasce il 13 gennaio del 1949 a Brescia. Spalla ideale di Giovanni Battaglin, riesce a vincere il Giro nel 1975 dopo una lunga lotta contro Francisco Galdós.

Quel Giro, che non vede la presenza di Moser che pensa solo al Tour e nemmeno di Merckx infortunato, spetta di diritto al capitano Battaglin o all’eterno secondo Giovanbattista Baronchelli. Ma nella cronoscalata del Ciocco, lunga oltre ventisette chilometri, Fausto batte tutti e si prende la maglia rosa che è sulle spalle proprio del suo capitano. Il nome Fausto incendia gli animi e il giovane bresciano tiene la maglia fino ai 2758 metri dello Stelvio, dove il Giro finisce.
Sì l’ultima tappa termina proprio lassù e Galdós, secondo a quarantuno secondi, è il classico scalatore spagnolo che le prova tutte per strappare il bottino al nemico proprio all’ultima tappa. Niente da fare: Fausto va come un treno, si difende egregiamente sui tornanti più belli del mondo e conquista la corsa rosa con pieno merito.
Quel giorno la TV decide di non seguire in diretta la tappa. Decisione assurda, dato che è l’ultima e che si arriva sullo Stelvio. Ci vuole tutto l’impegno di De Zan che, con tre cameraman al seguito, riesce a realizzare un servizio di quarantacinque minuti che la RAI manda in onda alle ore 19 della tarda. Risultato? Oltre sette milioni di spettatori seguono quel servizio memorabile e decidono di innamorarsi definitivamente di Fausto. Che quell’anno vince anche il Giro della Catalogna e l’anno seguente si piazza terzo al Giro e nono al Tour.

In seguito torna nei ranghi, fa lo scudiero di Moser e poi decide di sparire per sempre a ventotto anni. Scorrendo le immagini d’archivio è possibile vedere un cartello proprio all’arrivo dello Stelvio con scritto: Fausto come Coppi. La camera lo inquadra per qualche secondo e poi se ne va per la sua strada. Anche Fausto a un certo punto decide di andare per la sua strada, che non è più quella da fare con la ciclo, ma da fare nella vita.

W Fausto!