Storie
Un signore per bene e il tour

È una calda domenica pomeriggio di luglio. In TV c’è il Tour. Un signore per bene, cicca dopo cicca, sta guardando la tappa. È appassionato di ciclismo e quando può cerca di trovare conforto ammirando le gesta dei corridori. In realtà spera in un altro miracolo di Chiappucci, che il giorno prima ha trionfato sul Sestriere dopo una fuga di duecento chilometri. Adesso è a un minuto e quarantadue secondi da Indurain, ci vorrebbe proprio un’altra zampata per mettere in crisi il navarro tutto d’un pezzo. Niente da fare. I due si controllano, e si vede subito che El Diablo non ne ha. Chi ne approfitta è Hampsten, il primo americano a vincere un Giro con un’impresa magistrale sul Gavia in tormenta. Hampsten alza le braccia sul traguardo mitico dell’Alpe d’Huez, ma il signore per bene esce di casa prima ancora che la tappa finisca. Deve andare da sua madre. È giù di morale. In fondo sperava che Chiappucci facesse il colpo. È giù di morale e sa bene perché.

Sarebbe bello poter riannodare i fili della storia. Essere di nuovo in terra francese dopo aver attraversato il confine italiano con tutta la carovana. Perché la 14a tappa del Tour, quella del 19 luglio 1992, parte dal Sestriere per arrivare all’Alpe d’Huez. Sarebbe bello avvicinarsi a Indurain e convincerlo a riscrivere la storia. Ehi Miguelon, lascia un po’ di spazio a Chiappucci, tanto, finite le montagne, hai la crono e gli fai vedere chi è il più forte. Guarda che Claudio lo sa benissimo. Lo sanno tutti in gruppo chi è il più forte. Dai, lascialo andare, un minuto, non di più. Così in Italia impazziscono e anche un signore per bene forse si lascia prendere dall’entusiasmo e ritarda il suo appuntamento con la morte. Anzi, lo fa saltare, mentre altri vogliono far saltare lui. Dai, cosa ti costa. Il destino di molti uomini e donne è nelle tue mani.

Claudio prova uno scatto perché le tv lo inquadrano. Proforma. Tu però non reagisci. Grande Miguelon, sei un amico. El Diablo si volta e non ci crede, tu abbassi gli occhi. Cavolo, Claudio si accende e in un attimo trova energie che sembravano perdute. Eccolo in punta di sella a spingere. Anche il signore per bene se ne accorge. Si stava quasi addormentando sul divano, con la cicca a morire nel posacenere. Si scuote. È incredulo. Allora Claudio attacca davvero. E lo spagnolo non reagisce. Col cavolo che esco adesso pensa il signore per bene, mia madre aspetterà. Oh, sì. Aspetterà Vincenzo Scarantino, con quella ridicola tunica della confraternita religiosa della Guadagna che usa quando vuole bussare a quattrini nel quartiere. Aspetterà Giuseppe Graviano, capomafia del quartiere Brancaccio, ad azionare il telecomando. Aspetterà Bruno Contrada, il numero tre del Sisde, che con il suo vice Narracci se la sta godendo sulla barca di un confidente nel mare di Palermo in attesa della lieta novella. Aspetterà Salvatore Vitale, l’inquilino che vive al pianterreno dello stesso palazzo dove risiede la mamma del signore per bene. Prima di andare al maneggio di Castelbuono ha la premura di allontanare i bambini che giocano vicino a una 126 parcheggiata proprio di fronte casa. Aspetterà Arnaldo La Barbera, il vicequestore che in seguito diventerà questore di Palermo, di Napoli e di Roma e che dirigerà le operazioni di irruzione nella scuola Diaz di Genova durante il G8. Aspetteranno quelli dei quartieri alti del Ros, il generale Mori, il maggiore Obinu, il colonello Michele Riccio, il generale Gianpaolo Ganzer e il generale Antonio Subrannu, che il signore per bene ritiene ‘punciuto’, come dice ogni tanto a sua moglie. Aspetterà Pietro Giammanco, procuratore capo di Palermo, che ha sempre osteggiato l’agire del signore per bene. Aspetteranno Nicola Mancino, Calogero Mannino, Giulio Andreotti, Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri. Aspetterà la maggior parte dell’Italia, come sempre all’oscuro di tutto.

Aspetteremo tutti, perché adesso Chiappucci sta raggiungendo Hampsten, mentre più indietro il navarro se la prende comoda. La voce di De Zan vibra sulle corde dell’entusiasmo. La febbre dell’eccitazione sale. Come sale El Diablo sulle rampe dell’Alpe d’Huez. I paragoni coi campioni del passato si sprecano. Nel ciclismo è un attimo. Anzi, un rituale da recitare ogni volta che un’impresa è in atto. Anche il signore per bene si lascia andare. In fondo ne ha bisogno. Quante brutte giornate sta passando. E sa che il suo futuro è scritto. Chissenefrega. Adesso c’è El Diablo che scaccia via tutti i cattivi pensieri. La mamma può attendere. Via D’Amelio può attendere. La morte può attendere. Forza Claudio, spingi su quei pedali. L’Italia ha bisogno di sognare, un uomo per bene ha bisogno di vivere, il tritolo può anche non esplodere per una volta. Per una volta. Per una volta. Già troppe volte è esploso senza sapere chi lo abbia fatto esplodere. Troppe volte. La nostra terra non ne può più di vili agguati, non ha bisogno di eroi da celebrare, non ha bisogno di verità sempre nascoste, da piazza Fontana a Bologna, da Capaci a via Caetani. La nostra terra sta diventando grande, basta per pietà!

Caro signore per bene, forse la verità può emergere solo dal sogno, dall’immaginazione, dalla fantasia. Non certo da uno Stato che ha tutto da nascondere e niente da mostrare. Ebbene sì: Chiappucci non vince quella tappa, tu esci di casa per non tornarci più, e a noi comuni mortali non rimane che il candore ingenuo di credere nelle azioni di chi ha avuto più coraggio di noi nel vivere in questo paese insanguinato.

Francesco Ricci è partito in sella con il gruppo dell’Orablù da Milano il 25 giugno per portare L’Agenda Ritrovata a Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, in quel di Palermo il 19 luglio, giorno in cui il giudice venne fatto saltare in aria con la sua scorta. E con lui, con loro, salta anche un bel pezzo della nostra vita. Francesco s’immagina un’altra storia, un altro epilogo, perché crede solo nell’immaginazione, nel sogno, nella vita da vivere senza essere politicamente corretti, anche perché i più sono solo politicamente corrotti.