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Una doppietta per tre

Jean Jacques Anquetil, Bernard Hinault e Chris Froome hanno in comune solo due cose: sono grandi campioni e sono gli unici ad aver fatto doppietta, Tour e Vuelta, nello stesso anno. Per il resto, sono personaggi che viaggiano in dimensioni nemmeno parallele, se non fosse per la bicicletta.

Il primo è l’esteta, il bohémien, il fuoriclasse in tutto e per tutto. Jean Jaques Anquetil la sua doppietta la fa nel 1963, vincendo il Tour davanti a Federico Bahamontes e la Vuelta davanti a José Martìn Colmenareio.

Il secondo è la potenza, il coraggio, la consapevolezza del più forte sempre e comunque. La doppietta è del 1978: Bernard Hinault si aggiudica il Tour davanti a Joop Zoetemelk e la Vuelta davanti a José Pesarrodona.

Il terzo è la tecnologia, il calcolo in persona, la squadra al fianco in tutto e per tutto. Come si sa, la doppietta di Chris Froome è più che mai recente: quest’anno vince il Tour davanti al redivivo Rigoberto Uran e la Vuelta davanti al nostro Nibali.

Tra i tre quello con la storia più incredibile è di certo Anquetil, almeno fino a che non emergano sugli altri due vicende per ora impossibili da immaginare. Anquetil è un sultano con tre mogli. La prima è Janine, che si separa dal precedente marito e porta in dote due figli, Alain e Annie. Quando Jacques si ritira, decide che vuole diventare padre, ma la moglie non è in grado di dargli ciò che vuole. In un accordo rimasto segreto fino a qualche anno fa, Janine decide di concedere all’amato marito la figlia Annie, che in poco tempo diventa la favorita del sultano. Nasce così Sophie che tutti credono figlia di Janine e invece è di fatto la nipote. Non è finita qui. Quando Annie, la vera madre di Sophie, decide che non ne può più e minaccia di andarsene, Janine, sua madre, chiama a corte il figlio Alain, fratello di Annie. Il quale ha la malaugurata idea di presentarsi con la bella Dominique, sua moglie. L’ex campione seduce anche lei, provocando la fuga inorridita di Janine, della figlia di lei Annie e il divorzio della nuova amante dal figlio di sua moglie. Un bel casino, vero? La nuova coppia ha anche un figlio, nel 1986, e dopo un anno il bel Jean Jaques muore di tumore. In punto di morte il buon Pou Pou, vale a dire Raymond Poulidor, l’eterno rivale che sempre arriva dietro ad Anquetil, lo va a trovare. Celebri le parole del campione: ‘Anche questa volta sei arrivato secondo.’

Hinault lo chiamano tasso perché tra i corridori si dice che chi si nasconde nel gruppo e poi scatta all’improvviso fa proprio come il tasso. A Hinault piace il soprannome perché l’animale è aggressivo e lui certo non è mai stato un gentleman. Come non ricordare i suoi pugni agli operai in sciopero durante la Parigi-Nizza del 1984? Al chilometro 174 della quinta tappa Hinault, in fuga con Seán Kelly e Phil Anderson, si trova la strada intasata da un gruppo di lavoratori dei cantieri navali della zona che stanno scioperando ed approfittano del risalto mediatico della corsa per far sentire la propria voce. Il tasso scende dalla bici e inizia a mollare fendenti a destra e manca. Lui vuole vincere la corsa, poche palle. E non può tollerare che qualcuno tenga in ostaggio la gara, per di più uno spettacolo gratuito, per motivi anche giusti che però danneggiano il lavoro di altri. Lui, insieme ai suoi compagni ciclisti, sta lavorando, eccome. A mio modesto parere, che non vale appunto nulla, Hinault è il corridore più forte di sempre insieme a Merckx e Coppi. Cose da bar.

Di Froome che dire? Magari ci fosse qualcosa da dire. Per essere forte, lo è senz’altro. E le poche volte che esce dagli schemi, tipo quando si mette frullare le gambe in discesa, sembra per un attimo tornare nel mondo degli umani, nel senso che sprigiona un minimo di umanità. Per il resto Froome è freddo come il ghiacciolo nel freezer. Sembra un personaggio di fumetti, alla Tintin, distante anni luce dal fascino di Anquetil e dalla forza bruta di Hinault. Però lo sport è bello perché è vario. E la ciclo è per la vita come l’onda è per il mare. Senza ci sarebbe solo stasi e palude. E una grande noia.